La fiducia fra avvocato e cliente

La fiducia fra avvocato e cliente 

Perché fidarsi del proprio avvocato senza nascondere nulla? E perché il legale deve potersi fidare del proprio cliente o assistito?

La fiducia reciproca è la base del rapporto tra avvocato e cliente. Nel rapporto fiduciario che si instaura tra l’avvocato e il cliente vigono determinati obblighi, che costituiscono parte integrante del rapporto di “incarico professionale” tra le parti.
Da una parte, il cliente deve poter fare affidamento sul proprio legale, riconoscendone competenze e integrità; dall’altra, l'avvocato deve potersi fidare del proprio cliente o assistito, con la certezza che questi esprimerà apertamente aspettative, preoccupazioni, motivazioni e offrirà un quadro completo di ciò che è accaduto, inclusi fatti, documenti e testimonianze. Questo consente di elaborare la migliore strategia per tutelare e difendere il cliente. Ciò implica che l’avvocato debba coinvolgere il proprio assistito nella pianificazione delle azioni legali e nel processo decisionale. Del resto, l’avvocato è vincolato al segreto professionale.

In merito al riserbo e al segreto professionale, l’art. 28 del Codice Deontologico Forense (c.d.f.) prevede:

Comma 1. È dovere, oltre che diritto primario e fondamentale dell’avvocato, mantenere il segreto e il massimo riserbo sull’attività prestata e su tutte le informazioni fornite dal cliente e dalla parte assistita, nonché su quelle di cui sia venuto a conoscenza in relazione al mandato.

 Comma 2. L’obbligo del segreto deve essere osservato anche quando il mandato sia stato adempiuto, comunque concluso, rinunciato o non accettato.

Se da un lato il cliente non deve nascondere nulla al proprio legale, dall’altro l’avvocato deve essere chiaro e trasparente.
L’art. 27, comma 1, stabilisce che "l’avvocato deve informare chiaramente la parte assistita, all’atto dell’assunzione dell’incarico, delle caratteristiche e dell’importanza dello stesso, nonché delle attività da svolgere, precisando le iniziative e le possibili soluzioni". Il comma 2 aggiunge che "l’avvocato deve informare il cliente e la parte assistita circa la prevedibile durata del processo e gli oneri ipotizzabili; deve inoltre, se richiesto, comunicare in forma scritta il costo prevedibile della prestazione".

Inoltre, il cliente deve essere costantemente aggiornato sugli sviluppi della causa, sugli esiti delle udienze, sulle osservazioni della controparte e, in generale, su tutto ciò che a

ccade dall’inizio (all’atto del conferimento del mandato) fino alla fine (all'atto della sentenza) del rapporto di mandato. Questo rientra tra gli obblighi deontologici dell’avvocato.

Le cause inutili
In un rapporto fiduciario, l’avvocato che spinge il cliente a intraprendere cause inutili commette un illecito disciplinare. Secondo le Sezioni Unite, il professionista deve consigliare al proprio assistito strategie adeguate, evitando di gravarlo di spese superflue. Da parte sua, il cliente è sempre chiamato a una valutazione di opportunità.

Il rapporto fiduciario avvocato-cliente e il delitto di truffa

Commette il reato di truffa l’avvocato che induce in errore il cliente mediante la redazione e l’incasso di una parcella per attività professionali mai svolte. Cassazione penale, Sentenza n. 34887/16.

by  Albert Corradetti, avvocato penalista integratowww.avvocatoalbertcorradetti.italbertcorr@libero.it
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